L’esame di ammissione all’università (Kankor) per l’anno 2025 (1404) si è svolto in cinque fasi tra il 27 maggio e il 10 luglio 2025.
I risultati ufficiali del Kankor 1404 sono stati pubblicati dall’Autorità nazionale degli esami, sotto il controllo dei Talebani, il 20 luglio 2025.
Nell’aprile 2021 si era tenuto l’ultimo Kankor con la partecipazione delle ragazze: secondo i dati, circa 200.000 persone avevano partecipato all’esame, di cui circa il 35% erano studentesse.
La miglior classificata a livello nazionale in quell’anno era stata Selgi, figlia di Musakhan, della città di Kabul, con un punteggio di 352.575, come annunciato dallo stesso regime talebano.
Dopo il ritorno al potere dei Talebani nell’agosto 2021, alle ragazze è stato progressivamente vietato l’accesso all’istruzione e, a partire dal 2022, nessuna di loro ha potuto più partecipare al Kankor.
I Talebani, dall’agosto 2021 a oggi, hanno sempre giustificato la sospensione con vaghe promesse di «creare condizioni islamiche adeguate per l’istruzione femminile», senza alcun piano concreto.
● Evoluzione delle restrizioni da parte dei Talebani
1. Agosto 2021 – Le promesse iniziali:
I Talebani dichiararono che l’istruzione femminile era solo «temporaneamente» sospesa in attesa di stabilire un quadro «conforme alla Sharia».
2. Settembre 2021 – Chiusura delle scuole medie e superiori per le ragazze:
Le scuole oltre la sesta classe furono chiuse nella maggior parte delle province.
3. Dicembre 2022 – Sospensione nelle università:
Venne proibito anche l’accesso delle donne alle università pubbliche e private.
4. 2023–2025 – Divieto agli istituti privati femminili:
Anche istituti separati e nel rispetto del «codice islamico», come scuole di scienze sanitarie o centri di preparazione al Kankor, furono chiusi.
Nell’aprile 2025 (inizio del 1404 solare), i Talebani ordinarono la chiusura degli istituti sanitari femminili in province come Takhār, Balkh, Kandahār e Kabul, sostenendo che «non erano conformi alla nuova politica».
5. Repressione dell’istruzione clandestina:
Insegnanti, volontari e studentesse che partecipavano a lezioni private o domestiche sono stati arrestati, minacciati e persino torturati.
● Reazioni internazionali
ONU (UNICEF, UNAMA, organismi per i diritti umani):
Hanno definito il divieto un «grave colpo ai diritti umani» e il principale ostacolo al riconoscimento dei Talebani come governo legittimo.
L’UNICEF ha stimato che oltre 1,4 milioni di ragazze siano escluse dall’istruzione. L’UNAMA ha avvertito che il divieto mette a rischio anche la salute delle donne.
Organizzazione della Cooperazione Islamica e Consiglio mondiale degli studiosi musulmani:
Nel vertice di Islamabad (gennaio 2025) è stata emessa la Dichiarazione di Islamabad, che ha ribadito il diritto fondamentale delle ragazze all’istruzione e criticato le politiche talebane. I Talebani non hanno partecipato all’incontro.
Unione Europea e Stati Uniti:
L’UE ha definito la decisione una violazione palese dei diritti umani e ha chiesto la sua revoca immediata.
L’Assemblea generale dell’ONU ha approvato una risoluzione con oltre 116 voti favorevoli, denunciando il divieto all’istruzione femminile e altre restrizioni sui diritti delle donne.
ONG per i diritti umani (HRW, Amnesty International):
Hanno denunciato un sistema di esclusione sistematica delle donne dall’istruzione superiore e dal lavoro qualificato, descrivendolo come un vero e proprio «apartheid di genere».
● Reazioni interne
1. Studiosi religiosi afghani:
Alcuni ulema indipendenti hanno criticato il divieto, definendolo contrario all’Islam.
2. Politici precedenti (Hamid Karzai):
L’ex presidente ha definito la proibizione «profondamente deplorevole» e ha chiesto la sua abolizione immediata.
3. Proteste di studenti, insegnanti e donne:
Alcuni studenti universitari maschi hanno abbandonato gli esami in segno di protesta.
Le donne hanno lanciato la campagna «Tutte o nessuna» contro l’esclusione dal Kankor.
Alcuni professori hanno strappato pubblicamente i propri diplomi in diretta televisiva.
4. Scuole informali e clandestine:
Molte ragazze sono costrette a frequentare lezioni domestiche segrete o corsi online, rischiando arresti e violenze.
Conclusione
Nonostante i Talebani dichiarino la necessità di «strutture islamiche», non hanno mai presentato un piano chiaro, una legge o un calendario per il ritorno delle ragazze a scuola.
In pratica, ciò equivale alla soppressione sistematica dell’istruzione femminile: un evidente apartheid di genere.
L’istruzione è la base per un futuro migliore, ma metà della popolazione – le ragazze – è oggi privata di diritti fondamentali, condannata all’incertezza e all’esclusione sociale.
Dalla presa del potere dei Talebani si registrano fuga di investitori, aumento della disoccupazione e della povertà, matrimoni forzati e precoci, suicidi e autoimmolazioni tra le giovani.
Attiviste e donne afghane hanno continuato in questi quattro anni a chiedere con proteste e dichiarazioni l’intervento della comunità internazionale affinché ponga fine all’emergenza e restituisca i diritti perduti alle donne afghane.
Razia Ehsani – Giornalista