Donne, Diritti e Libertà”: Chiavi di lettura dell’universo femminile in alcuni Paesi del Mondo” 23 maggio 2025

Mi chiamo Nesa Mohammadi, sono Ostetrica e vengo dal Afghanistan da 2021. Grazie di cuore per avermi dato la possibilità di parlare oggi di una realtà che ci interpella profondamente: la condizione delle donne in Afghanistan. In un paese dove la guerra ha lasciato ferite ancora aperte, le donne vivono oggi in un silenzio imposto, fatte sparire dallo spazio pubblico, escluse dalla scuola, dal lavoro, dalla cura. Dopo il ritorno dei Talebani nel 2021, i diritti fondamentali delle donne sono stati sistematicamente cancellati.

Le ragazze non possono più studiare: le scuole secondarie e le università sono chiuse per loro. Le donne non possono lavorare nella maggior parte dei settori, nemmeno come infermiere o ostetriche. Anche l’accesso ai servizi sanitari è diventato un percorso ad ostacoli: senza la presenza di un “mahram”, un accompagnatore maschio, molte donne non possono nemmeno ricevere cure mediche. In questo contesto, la salute materna è gravemente compromessa. Le donne incinte e quelle che allattano sono tra le più vulnerabili. Mancano medicine, assistenza e sicurezza alimentare. I bambini soffrono di malnutrizione acuta, e molti rischiano la vita per la sola colpa di essere nati nel posto sbagliato, nel momento sbagliato.

L’accesso alla contraccezione è fortemente limitato, e l’aborto è quasi sempre vietato. In alcune aree rurali, sono ancora praticate le mutilazioni genitali femminili, una forma brutale e inaccettabile di violenza di genere. Le donne non possono scegliere liberamente se e con chi sposarsi. I matrimoni forzati e precoci sono all’ordine del giorno. Il divorzio, sebbene legale, è socialmente stigmatizzato e spesso inaccessibile. In mezzo a tutto questo buio, c’è però una luce che resiste: le donne afghane non si sono arrese. In segreto, insegnano. In silenzio, organizzano. A rischio della vita, continuano a lottare. E noi, da qui, non possiamo rimanere a guardare. Possiamo – e dobbiamo – fare qualcosa di concreto.

Aiutiamo le donne incinte, le madri e i loro bambini. Sosteniamo i programmi nutrizionali, le cliniche mobili, l’accesso ai beni primari. Creiamo scuole online, piattaforme educative sicure, di qualità, che possano raggiungere le ragazze nelle loro case. Sosteniamo l’artigianato delle donne afghane: acquistiamo i loro prodotti, aiutiamole a venderli nel mondo, ridando loro un minimo di indipendenza economica e dignità.

Possiamo anche sostenere le ONG che lavorano sul campo, fare pressione sulle istituzioni internazionali affinché gli aiuti siano vincolati al rispetto dei diritti umani. Ma soprattutto, non dobbiamo mai smettere di parlare di loro. Perché il silenzio uccide. E ogni voce che si leva, ogni gesto di solidarietà, ogni atto di memoria – è un mattone verso un futuro diverso. Le donne afghane non chiedono pietà. Chiedono alleanza. Offriamola. Con rispetto, con costanza, con impegno.

Grazie.

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